mercoledì 24 aprile 2013

Rinascita

Alla fine, ho deciso.
Avevo in programma di utilizzare i soldi che ho guadagnato lavorando per pagarmi una università privata con la quale specializzarmi,  e avviare una carriera; avrei dovuto sacrificare tutto il mio desiderio di esperienza per poter entrare nel mondo della diplomazia e avere un lavoro prestigioso. Non lo farò.

Alla fine, ho deciso.
Ho da parte un bel gruzzolo, e voglio usarlo per vedere il mondo: ho in mente una miriade di possibili destinazioni, e tutto è così confuso nella mia testa,  ma è quello che voglio fare. Più di ogni cosa. Il mio desiderio più grande sarebbe vedere il deserto dell'Australia, camminare per le foreste innevate del Canada, guardare le onde del mare che si abbattono sulle scogliere delle Highlands, bere con altri avventori in un bar di Dublino. Senza guardarmi indietro. Ho i mezzi, ho il denaro, ho la voglia.

Alla fine, vivrò.

venerdì 4 gennaio 2013

Difficoltà

Lo scoramento di questo periodo è a dei livelli che non credevo nemmeno possibili. Sono ancora inesorabilmente in questa università di Venezia, città nella quale non vado nemmeno più; non ho più corsi da frequentare quindi vegeto a casa studiando, andando su internet, ogni tanto uscendo per andare nei soliti tre bar che questa merdosissima città può offrire.
L'unico, stoico barlume di avventura a cui posso aspirare in questo periodo è il progetto di un viaggio on the road attraverso l'italia con un mio carissimo amico d'infanzia, che peraltro ha già dato la sua disponibilità: è tutto programmato per le prime due settimane di aprile, e sono determinato a non farmelo sfuggire per nulla al mondo. Nel frattempo vivo in un orripilante abisso di routine e pigrizia, dove non ho nemmeno la voglia di uscire di casa per affrontare il mondo che tanto voglio vedere. Le risposte ai miei desideri sono sempre le stesse: "non hai abbastanza soldi, ecco perché", "devi laurearti, ecco perché", o ancora "hai 23 anni e una carriera che puoi avviare già da ora, ecco perché".

La cosa che mi sconcerta di più è che queste risposte vengono dalla mia interiorità.
Chiunque potrebbe obiettare che è normale voler preservare quello che si sta costruendo nella propria vita, anzi molti direbbero che mandare all'aria un futuro sicuro per girare il mondo sia una idea più che stupida: non posso dire che sbaglino, tuttavia ho seguito questa logica per molto tempo durante la mia vita.

Voglio fare qualcosa di stupido, qualcosa di avventato, almeno per una volta.

Forse è il caso che chiarifichi questa mia affermazione. Per tutta la mia vita ho sempre avuto una doppia natura, dovuta in parte all'educazione che ho ricevuto e in parte agli stimoli esterni, che elaboravo interiormente. Da una parte sono prudente, non faccio un passo senza garanzie: dall'altra ho questo immenso desiderio di lanciarmi nell'ignoto ad occhi chiusi e senza protezioni, vivere davvero, poco o tanto non ha importanza, fintanto che potrò dire "ho vissuto come si deve"; la mia paura più grande è che la mia natura prudente stia tornando a soffocare i miei desideri, come è già successo in passato. 
A volte credo di aver solo bisogno di una buona scusa, a volte solo di un amico avventuroso che mi incoraggi e mi prenda a calci se tentenno perché non mi fido: ma più mi rendo conto del fatto che mi sto adagiando di nuovo nell'agio di una vita sedentaria più il mio spirito avventuroso sgomita per uscire, si affanna ad arrampicarsi per raggiungere la luce fuori dall'abisso, e non si arrende mai.
A volte mi domando dove trovo la forza per mantenere in vita questo mio desiderio. Si affievolirà sempre più fino a svanire, come ha fatto in passato, oppure riuscirò a sfogarlo fino ad ottenere finalmente il tipo di vita che più anelo?
Per quanto mi risulti fastidioso ammetterlo, solo il tempo potrà dirlo.

“We must be willing to let go of the life we planned so as to have the life that is waiting for us.” 
― Joseph Campbell

lunedì 21 maggio 2012

"Jump In"

Dal 27 aprile sto lavorando a tempo pieno in una libreria a Lignano; inutile dire che mi ruba il 90% del tempo, complicando all'inverosimile questa sessione di esami, che già non si preannuncia molto facile.
Oggi ho raggiunto l'apice di qualcosa che ho riconosciuto essere frustrazione: mi sono reso conto di non essere affatto pronto per questi esami, per giunta con poco tempo tra uno e l'altro per prepararmi adeguatamente (nonostante segua da settimane il ritmo "lavoro-lavoro-studio"). Mi sono reso conto che uno dei motivi per cui non vedo l'ora di iniziare a viaggiare è che voglio a tutti i costi accorgermi del mio valore, capire le mie potenzialità, mettermi alla prova. Il problema? 8 esami, una laurea, e non abbastanza soldi. 
Oggi però ho anche avuto una esperienza molto strana.

Stavo per scendere dal treno, non proprio eccitato dall'idea di dover aspettare la bellezza di 60 minuti per poter prendere la corriera della SAF che mi avrebbe portato a casa;
Magari becco una corsa che non avevo visto all'orario, meglio che chieda.
"scusi, deve scendere a Latisana?"
L'uomo a cui pongo la domanda sarà sulla sessantina: capelli neri tendenti al grigio, camicia e maglioncino leggero sulle spalle. Legge una rivista sul Jazz.
"Sì, come mai?"
"Sa se ci sono corriere poco dopo l'arrivo di questo treno?"
"Per dove?"
"Lignano!"
"Non saprei, ma io devo andarci, se vuoi ti do un passaggio."
Lo guardo bene; Posso fidarmi? Sì, mi sembra una persona a posto. Devo ammetterlo, non ci penso troppo.
"Beh, sarebbe gentilissimo, grazie!"
Si presenta, ci stringiamo la mano. Ho una memoria di merda, nel caso non l'avessi mai detto: non mi ricordo il suo nome e questo mi dispiace moltissimo.
In ogni caso, scambiamo quattro chiacchiere di circostanza, poi saliamo in macchina, e dopo un pochino di strada mi chiede che progetti ho per il futuro. Alla mia risposta noto sul suo viso una espressione compiaciuta, il che provoca immediatamente la mia domanda.
"Lei ha viaggiato molto?"
Scopro che avevo ragione sulla sua età: ha iniziato a viaggiare a 30 anni e ha smesso, ora che ne ha 60. 30 anni in viaggio, per tutto il mondo, facendo riprese per guadagnarsi da vivere. Rimango sbalordito: in un treno pieno di gente ho incontrato una persona che ha vissuto come vorrei vivere io, in viaggio. Mi dice che dovrei sbrigarmi a laurearmi per trasferirmi il prima possibile, che prima parto meglio sarà per me. Mi dice che viaggiare ti apre la mente, ti forgia, ti rende coraggioso se non lo sei e ancora più coraggioso se lo sei già. Sembrerà assurdo, ma mi sembrava che la mia versione futura mi stesse dando un passaggio a casa.
Mi accorgo che sto per arrivare a destinazione, e gli chiedo l'ultima cosa che voglio sapere.
"Mi scusi, ma lei dopo 30 anni passati a viaggiare come si sente?"
Non tentenna nemmeno un attimo. "Meravigliosamente. Potrei andare in pensione anche subito, ho passato una vita meravigliosa. Mi sento appagato, mi sento ricco. Ne è valsa la pena. Ho amici in molte parti del mondo, di diverse culture."
Sono arrivato a casa, lo ringrazio calorosamente e lo invito a farmi visita in libreria. Lui mi augura ogni bene e mi saluta.

Mentre salgo le scale per entrare in casa penso una cosa sola: incredibile.

mercoledì 14 marzo 2012

2009/2012: Venezia


Che dire di Venezia? Una strana, particolare, sorprendente città.
Sono quasi tre anni ormai che percorro i suoi sestieri e i suoi ponti, oramai conosco le strade più battute; il lato positivo, tuttavia, è che ha sempre qualcosa da offrire: piccole calli soffocate dalle case, personaggi più o meno strambi, incontri con persone provenienti da molte parti del mondo.
In questo periodo di tempo ho conosciuto persone da molti posti diversi del mondo, e ciò ha contribuito alla mia crescita, dissipando molti dei miei pregiudizi; ho scoperto molta della mia ignoranza, e allargato la mia visione del mondo. Posso dire senza indugio che Venezia mi ha donato più emozioni in soli tre anni che la mia città natale in venti.
Ogni suo percorso può presentare una sorpresa: ci si può perdere in un attimo in mezzo alle piccole e storte stradine, per poi sbucare in una piazza della quale si ignorava completamente l'esistenza, la quale a sua volta si dirama in tre, quattro, cinque, a volte sei nuove calli, disorientando completamente ogni visitatore. I primi tempi mi sentivo così, lo scopritore di una città che è sempre stata a 35 minuti di treno da casa, ma che assurdamente non avevo mai visitato come volevo. L'essenza dell'avventura è proprio questo: scoprire, viaggiare, esplorare... Perdersi, perdere di vista l'orizzonte, interrompere ogni contatto con il mondo e così credere di essere in un altro universo, almeno finché alla vista del mare questo non riappare prepotentemente, senza preavviso. La sensazione di libertà che provo ogni volta è per me una delle cose più belle che esistano.

Perdersi è l'unico modo per ritrovare la propria strada: la metafora dell'esistenza, forse uno dei pochi modi per sentirsi vivi.

martedì 6 marzo 2012

Deep desire.


La vita, tutta la vita, in viaggio.


Quando ero solo un bambino questo pensiero mi ha attraversato la mente migliaia di volte; folle desiderio destinato a svanire, mi dicevano. Desiderio che con il tempo e l'età avevo imparato a sopire, convinto della sua impossibilità: come potrebbe una persona, in questo secolo, vagabondare per il mondo guadagnando quanto basta per andare avanti? Chi potrebbe fidarsi di questa persona a tal punto da affidargli un lavoro temporaneo?
Ho recuperato questo blog, in disuso da ormai quattro anni, esattamente come ho recuperato il mio folle desiderio - diventare un cittadino del mondo, conoscere persone, culture, filosofie per migliorare me stesso e gli altri.
La mia permanenza in Italia ha i giorni contati; non appena avrò conseguito la mia laurea potrò fare i bagagli e trasferirmi in una nazione ricca di opportunità quale il Regno Unito, e ricominciare, completamente da zero, una nuova vita all'insegna dell'avventura e delle esperienze. Un bel colpo di spugna. Dovrò lasciarmi alle spalle la mia casa, i miei amici e forse anche un amore - sinceramente ho smesso di credere che dove sono ora ne troverò uno - per coronare il mio desiderio di cambiamento, la mia fame di esperienze.
L'unico mio desiderio sarebbe di avere una vita talmente piena da poterne stipare ogni ricordo in un forziere, in una cassa; la stessa cassa che guarderò da vecchio, pensando: "ho avuto una bella vita, posso lasciare questo mondo in serenità".

Il mondo deve diventare troppo piccolo.

Molte persone con cui parlo dicono che rispettano e stimano questi pensieri, che loro non ne avrebbero mai il coraggio perché dove sono hanno troppi legami e responsabilità. Alla luce di queste conversazioni a volte mi viene da pensare che forse non sia la decisione giusta: ci sono persone che hanno bisogno di me, forse è solo una scusa per fuggire dalle mie responsabilità, o per non risolvere i miei problemi qui, forse spero troppo in una "terra promessa" perché quella in cui vivo è marcia fino alle fondamenta di corruzione e di criminalità. La conclusione a cui sono giunto è che questi dubbi hanno un effettivo riscontro. Sto davvero scappando, mi sto davvero allontanando da una luogo che, per quanto sia depositario di molti bei ricordi e di molte brave persone, non fa per me. Così vorrei mettermi in viaggio, come i cavalieri dei romanzi e delle antiche storie, in una "quest" alla ricerca della mia identità, per poter maturare e migliorare attraverso esperienza di vita e conoscenze, vedere posti meravigliosi, vivere pienamente la mia vita: alla fine, quando per un motivo o per l'altro mi fermerò, sarò una persona completa.

The wild blessed me with an errant mind
Showing the way for the ultimate lore
I went around the world, beyond the wild
Finding my home from an ocean shore


Home is where the way is
My road goes on forever
One more voyage to go